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176 miranda

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LIV.


Mamma iersera, quando la baciai,
Si trasse indietro e mi guardò negli occhi.
Tacqui, povera mamma, e tacque anch’ella.
Perchè non posso effondermi? Ritrosa
Mi fé’ natura. Tarda d’intelletto.
Timida, schiva d’ogni gentilezza,
Mi credetter ne’ teneri anni miei
Forse più rude ch’io non fossi. Il core
Ferito in sé si chiuse, ed ogni gioia,
Ogni lieve dolor dentro serrato
Gli si costrinse, quasi marmo, intorno.
Lo sdegno sol d’escir trova la via.
Perchè lo sdegno e non l’amor, le accese
Parole e non le tenere? Misteri.
Più il cor mi cerco, più mi vi smarrisco.
Or umile mi credo ed or altera.
Cheta e grave fui sempre; e pure in fondo
Al petto un ferver di follia mi sale,
Quando penso: se mai!... Che son io dunque?



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