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il libro di miranda | 179 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Miranda (Fogazzaro).djvu{{padleft:183|3|0]]
LVII.
Si va sui prati morbidi, muscosi,
Dove senza romore il pié s’affonda;
Si va per molli dorsi e per segreti
Seni d’umili collinette brevi.
Sin che giù tra lo scuro degli abeti
Il tremolar d’azzurre onde si vede.
In verde anel di boschi e prati e colli
Brilla, qual gemma vivida, un laghetto.
Era il tramonto. In mezzo all’acque chiare
Si spogliava la neve delle cime
Infocate. La mano ancor mi trema
Scrivendo qui, mi salgono le lagrime
Prepotenti dal petto. Ecco, pensavo,
Ebbe la piova l’ora sua, concesso
Fu al vento d’ulular per le vallate,
E con aspetto di dominio eterno
Su noi le pigre nuvole sedêro.
Ove son esse? Brillan terra e cielo
Di pacato splendor, alla cadente