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il libro di miranda 201

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Perchè venir?» mi disse. Non rammento
Che avvenne allor.
Nei vortici travolta
Di pazza tarantella mi trovai
Tra ignota onda di genti. Avevo il riso
Sul labbro, turbinavanmi d’intorno
Azzurri e bianchi veli, mi saltavano
I pendenti agli orecchi, ne’ capegli
I fiori, il cor nel seno. E pure umana
Lingua non può ridir quel ch’io soffria
Per una voce viva, irrequïeta.
Che in fondo alle mie viscere vagava,
Tra dolorosa e tenera parlando:
«Quando più ferve intorno a me la danza,
Quand’alto il riso nei conviti suona,
L’anima mia nella sua buia stanza,
Di te, di te, solo di te ragiona.»
Si trascorrea su ciottoli pungenti
Che i piè mi laceravano, e da’ piedi
Al cor mi säettavan doglie acute.
Toccar pareami un ponticel di legno,
Quando intesi chiamarmi. In un baleno
Sparvero tutti, ed io rimasi sola;
Ah no, non sola! Ed or, che Iddio mi tolga
La memoria!


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