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208 miranda

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Come coltella rigide, gelate
Erano quelle pagine. Talvolta
Un violento tremito correami
Da capo a piè, leggendo gl’incompresi
Nomi latini d’un arcano fato
Echeggiami, che paiono fantasmi
Sotto maschere strane. Indarno il mio
Male cercai; me li sentivo in seno
Tutti. Ho persin creduto udire un lieve
Melodioso murmure del sangue,
Com’è scritto là dentro.
Dietro a’ morbi
Seguian nel libro, pallido corteo,
Col nome in fronte, giovani, vegliardi,
Trïonfatori della vita e vinti.
Piccini, grandi, tutti là distesi.
Inerti nelle man d’un taciturno.
Vestito a nero (fantasia mi pinge
Così l’autor del libro) che si curva
A numerar lor palpiti. Guarito —
Morto. Alla vita — al cataletto. L’onda
Qual dei naufraghi avventa sull’arena,
E qual seco ritrae nell’alto oceano.

La sorte mia? Mistero, ognor mistero.

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