Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il libro di miranda | 215 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Miranda (Fogazzaro).djvu{{padleft:219|3|0]]
Venia più tardi con parola e volto
D’amico, non di medico, il dottore
Del prossimo villaggio.
Era trascorso
Dalla morte del vecchio un mese appunto;
Ed una sera, poi che restò sola,
Al cembalo sedette la fanciulla.
Non avea lume. Dalle praterie
Veniva l’aria tepida, odorata
De’ sparsi fien, portando e riportando
Qualche lontana solitaria voce.
Di qua, di là vagando lieve entrava
La luccioletta palpitante, uscia;
Ivan, rediano lentamente i veli
Delle finestre, qual se in tutto avesse
Molle giugno spirato amore e vita.
Senza toccarlo si levò dal cémbalo
Miranda e venne a contemplar la luna,
A ber quei miti zefiri notturni,
Fosser balsamo, fossero veleno.
Indi a seder si trasse nel più oscuro
Angolo della sala e chinò il capo.
Nel raggio della luna, che correa