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216 miranda

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Sul pavimento, un’ombra apparve. Il volto
Levò Miranda, «Lei, dottore? » Quegli
Salì il gradino della soglia e stette.
Ella con voce languida riprese:
«Non mi vede? Son qui». Piegò la testa
Sovra un cuscino a manca, ove battea
La luna. Che pietà, povera bionda
Testina! Ell’era là, pallida, smunta,
Mesti i grand’occhi e sorridente il labbro.
Colui giunse le palme e disse piano:
«Son io». Balzò la giovinetta in piedi.
Il batter di due cori si sentìa.

«Signor, che cerca qui?» diss’ella alfine.
«Sono sola.»
«Saria per me venuto.
Miranda, un altro, egli riposa in pace.
Or non ho più nessuno: anch’io son solo.»
Al suon della sommessa voce cara
S’oscurarono gli occhi alla fanciulla.
Ella diè un passo; colla man tremante
Un sostegno cercavasi. — «Volete
Perdonarmi?» La voce era sì fioca!
«Oh sì!» Miranda gli rispose, e cadde
Sul sedile.

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