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SCENA SESTA.

Tirsi Pastore, Mirtilla Ninfa.

Tir.
S
E ben di sdegno armata, hò pur di nuovo

La mia dolce nemica ritrovata,
Non però scema il mio desire ardente;
Anzi, che quanto più vietar mi veggio
L’amata vista sua, tanto più sento
Crescere in me la pertinace voglia.
Nè per repulso si rallenta il nodo,
Onde mi stringe Amore, e mi tormenta;
Ma come mai potrò senza il bel lume
De l’una, e l’altra luce viver, s’io
Altra vita non provo?
Ahi, che privo di lei, son di me privo,
E tal mi tiene Amore,
Acciò che senza fine
Sien le gravi mie pene,
Vorrò dunque patir di sostenere
Vita peggior di morte? ah non fia vero:
Fuggi fuggi, cor mio,
Quelle luci crudeli,
Onde t’uccide Amore
Amor, che cerca di novelle spoglie
Far sempre adorno il suo infiammato carro;
Fuggite occhi dolenti
L’aria homicida di quel viso, ch’io
Per mia sventura vidi.
Passi che sparsi fosti nel seguire
La fugace Mirtilla,


Con-

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