Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
I.
In casa Porru, nella camera dei forestieri, c’era una donna che piangeva. Seduta per terra, vicino al letto, con le braccia sulle ginocchia sollevate e la fronte sulle braccia, piangeva singultando,
scuotendo la testa come per significare che per lei non c’era, non c’era più speranza. Le sue spalle rotonde e il suo dorso ben fatto,
ben disegnato da un corsetto di panno giallo, s’alzavano e si abbassavano come un’onda.
Intorno era quasi buio: la camera non aveva finestra; la porta spalancata su una terrazza di mattoni s’apriva su uno sfondo di cielo cenerognolo che andava sempre più oscurandosi. Su quello sfondo brillava una piccola stella gialla lontana; e nel cortile s’udiva un grillo zirlare e la zampa d’un cavallo, di tanto in tanto sbattersi sulle pietre del selciato.
Una donna bassa e grossa, in costume nuorese, con un gran viso di vecchio grasso, apparve sulla porta, con in mano una lampada di ferro a quattro becchi, in uno dei quali ardeva un lucignolo nuotante nell’olio.
Deledda. Naufraghi in porto. | 1 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Naufraghi in porto.djvu{{padleft:7|3|0]]