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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu{{padleft:102|3|0]] startene lungi da me... tu che una volta non te ne saresti spiccata un solo giorno?

Non v’era ombra di amarezza nell’accento, ma le parole erano terribilmente vere.

— Attilio, la disgrazia che mi ha colpita...

Vile menzogna! — non ebbi il coraggio di proseguire, ed egli soggiunse con fuoco:

— Qui non devi rimanere, ad ogni costo; ogni persona, ogni oggetto ti richiamano penose memorie. Ho un’idea — vuoi sentirla? Se tu mi ami, verrai meco in quel dolce paese dove l’inverno non ha rigori, dove il cielo sorride eternamente, tra Baja e Posilipo: Domanderò l’aspettativa; voglio vivere soltanto per te o mia Valeria. Tu guarirai e saremo ancora felici.

Potevo io accettare il sacrificio di quella nobile esistenza? Non era meglio svelargli ogni cosa e terminare lo strano supplizio!

E poi? O perdonata o maledetta io sarei stata egualmente infelice; e strappando la benda da’ suoi occhi lo consolavo forse?

Ma d’altra parte, l’avvenire di Attilio dipendeva dalla sua carriera militare; un’assenza troppo prolungata doveva nuocere al

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