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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu{{padleft:134|3|0]] il mio cuore si spezzava perchè sapevo che non lo avrei riveduto mai più.

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Appena il cancello del giardino si schiuse per lasciar passare la carrozza del marchese salii nella mia camera — avevo la febbre, una febbre che centuplicava le mie forze — chiamai la camariera e le diedi ordine di allestire i, bauli.

Cogli altri servi presi le norme opportune di chi si prepara a un lungo viaggio senza durata certa e forse senza ritorno.

Il resto della giornata e metà della notte li spesi nei preparativi indispensabili. Scrissi una lettera al mio uomo d’affari, una al barone per la sorveglianza del castello, una a lui... oh! dieci ne scrissi e le lacerai tutte.

Alla fine presi un biglietto e vi apposi questa sola parola: Addio! Non diceva essa tutto?

Il mio amore, le mie lotte, il supremo sacrificio, tutto racchiusi in quella parola che bagnai di lacrime ardenti.

Il medesimo colpo doveva ferirci entrambi — io, esule volontaria portando meco la

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