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addio! | 43 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu{{padleft:57|3|0]] incominciavo a modificare le mie massime, a dividere l’anima dal corpo, il pensiero dall’azione.
La colpa — io dicevo — seguì un fatto; prima non la si conosceva. Iddio non ha ammesso la colpabilità astratta; noi siamo mallevadori delle nostre opere, non dei nostri vaneggiamenti.
A chi posso nuocere col desiderio? — a nessuno. L’onore è in salvo; un guizzo fuggevole della fantasia non lo appanna, anzi, dandogli in pascolo un po d’ideale, non sarà che maggiormente corazzato contro la realtà.
Mio tormento e mio conforto insieme era la sicurezza che per alcuni mesi non lo avrei riveduto. Avevo tempo di tranquillarmi, di equilibrare i miei pensieri: — non era forse in conclusione che una questione di nervi.
Con quali parole il serpente sedusse Èva? Lo ignoro, ma sarà stato certamente con dei sofismi: — se pure non avea due occhi intelligenti e mesti!
Una lettera della principessa:
«Cara! Domani vengo a trovarvi; pre-