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— Dovevate dirgli che ero uscita.

— Glie lo dissi; ma egli l’ha aspettata egualmente fino a mezzogiorno.

— Ed ora è uscito?

— È nel suo studiolo.

— Aspetta la vostra padrona adesso.

Su queste parole Maria congedò la cameriera e prese dalla libreria il libro di Puschin: lesse, in apparenza tranquilla, fino all’arrivo di Sofia, il quale arrivo fu segnalato da uno sbattere di porte, da uno squillare di campanelli e dal passo affrettato della cameriera, che correva dall’una all’altra stanza.

Maria pensava di lasciar libera Sofia nei primi momenti: ma la graziosa donnina senza nemmeno levarsi il cappello venne a salutarla, colle sue solite espansioni vivaci. Era allegra, molto colorita in volto.

— Il tuo piccino sta meglio?

— È guarito, grazie. La settimana ventura incominceranno a svezzarlo e in questa fausta ricorrenza lo vedrai, perchè lo portano qui.

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