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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu{{padleft:182|3|0]]esprimesse tutto questo e avesse appena fatto trasparire la parola: io t’amo, — che più? Clelia si senti venir meno per l’ebbrezza. Un velo sottile le coperse gli occhi; tese la mano a lui che dolcemente la strinse — dolcemente e fortemente insieme sì da lasciarle un’impressione d’infinita soavità — e poi non seppe più nulla.

Qualche tempo dopo venne in camera Daniele, agitato e trepidante per la cara sorella. Chiuse i vetri e volle che Clelia bevesse un sorso di vino per farsi passare lo spavento.

— I gendarmi sono andati — disse. — Brave persone! Mi hanno creduta sulla parola o forse avevano freddo e vedevano il letto distante un miglio. Via, è passata anche questa.

— E il Disertore? — domandò Clelia con un gruppo in gola che voleva sembrare quello che non era, cioè compassione semplice.

— Lui! Poveraccio, a quest’ora spero sarà lontano.

Clelia avrebbe domandato qualcos’altro in proposito, ma Daniele stringendosi nelle spalle troncò il discorso e le augurò la buona notte.

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