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Sotto l’ampia cappa del camino, nelle lunghe sere d’inverno, accanto alla fiamma che crepita sugli alari neri, una donna veglia e lavora. Ha i capelli bianchi, la fronte mesta ed una espressione negli occhi di dolcezza infinita e rassegnata.

È Clelia.

Da quella notte memorabile ella non ha più visto il Disertore. Voci raccolte dicevano che egli era caduto nel primo scontro cogli austriaci battendosi da valoroso. E Clelia che aveva avuto paura della gioia tornò alle lagrime — alle care lagrime versate in silenzio.

Nessuno seppe mai la sua storia; ella non disse ad alcuno i suoi dolori. Chi la conobbe la vide invecchiare calma e serena conservando sotto le rughe un raggio della sua bellezza passata. Si credeva generalmente ch’ella non avesse mai amato.

Ma quando sul cielo opaco della sera brillavano le prime stelle, Clelia colla fronte appoggiata ai vetri della sua finestra guardava a lungo la costellazione della Lira — la prima delle tre stelle, la più lucente, — forse l’anima di Lui era là.


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