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Feci l’atto di accarezzarla, ma era già fuggita. In quel momento entrò Elisa.

— Che cosa avete fatto a Nora? Piange lagrime grosse come nocciuole; la mamma, che era con me, si è fermata a consolarla.

— La consolerà, non dubitate. Voi potreste ben fare altrettanto col vostro tenero adoratore...

Eravamo soli e non volevo perdere l’occasione.

— Siete così infelice? — domandò Elisa timida ente.

— Infelice no, perchè vi vedo, ma ho bisogno che mi aiutiate a portar pazienza...

Pensavo che m’aiuterebbe assai un qualche cosa che vedevo volteggiare intorno ai freschi labbri di Elisa — parola, sorriso, bacio, non so — stavo per accertarmene quando entrò la principessa.

Rimasi un po’ stizzito.

— Ebbene — esclamai — è finita la lezione d’inglese?

— Povera piccina! — disse la principessa con commozione. — Voi non la conoscete ancora. O che credete che piangesse per capriccio? S’è punta, m’ha detto, con un lungo spillo e il dolore fu più forte di lei.

Una bugia! certo; una bugia di Rosina senza

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