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Alberto si era appoggiato al caminetto insieme a’ suoi amici. Avevano accesi gli sigari e nel benessere sensuale della digestione la loro affettività d’uomo esplodeva con gesti vivaci, con romorosi scoppi di voce e colpi di mano. Lucide le facce, gli occhi scintillanti, essi discorrevano fra loro in un gergo speciale, a sottintesi, urtandosi coi gomiti. Alberto, il più educato, si poneva davanti a Merelli quando parlava, per impedire che le di lui parole giungessero all’orecchio delle signore; Toniolo invece vi si crogiolava, nella voluttà egoistica di un gattino che fa le fusa.

— Sibarita! — mormorò il dottorone — si prepara lo stomaco cogli stimolanti.

La sposina intanto, circondata dalle donne, si lasciava ammirare ed invidiare, facendo girare gli anelli sulle dita, più stordita che contenta, rispondendo a monosillabi.


— Che bel matrimonio nevvero?

Marta si voltò. La bionda incipriata le stava alle spalle, col suo fare lezioso, di protezione.

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