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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - L'indomani.djvu{{padleft:183|3|0]] spondeva alle inconscie funzioni del suo io meccanico. Un profondo avvilimento la degradava a’ suoi propri occhi; il germe caduto nel suo grembo poteva fecondare una Giuditta qualsiasi, e sarebbe stato egualmente il frutto dell’amore.
No, l’amore non esiste!
Ella era giunta a questo.
Padre, fratello, amico, socio, marito, tutti sinonimi; uno poteva valere l’altro, non l’amante. L’amante restava ancora per lei il giovinetto imberbe che aveva sospirato sotto le sue finestre, che le aveva rapito un fiore e stretta la mano, per cui ella recitava, struggendosi di voluttà, i versi della vecchia strenna:
O fanciulla qual mesto contento |
Una visione, una fantasia che non aveva corpo, nulla.
Del resto che cosa vedeva altrove? Gavazzini, dopo aver rapita la cara donna e bevuto il dolce