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— Seriissima. I colori mi sporcano le dita.

— Tu scrivevi — riprese dopo una pausa — quand’eri fanciullata, dei componimenti assai graziosi, pieni di cuore e di fantasia...

Non osò proseguire; ma Lydia guardandolo co’ suoi grand’occlii canzonatori lo interruppe:

— Zio, vuoi rimandarmi a scuola? O è una patente di maestra che vagheggi per me? un pane per i miei vecchi giorni allora? No? Ah! vuoi che diventi una letterata, una di quelle orribili donne che fanno fuggire gli uomini; guardami, zio, e dimmi, da senno, se ne avresti il coraggio. Ti sembrano piedi questi da calze turchine? Via, guardali!

Tutta stesa sulla dondolante, ella sporgeva i suoi meravigliosi piedini, ridendo del riso di una fanciulla viziata.

— Mi pare che ti annoi — mormorò timidamente don Leopoldo.

Lydia si fermò pensando:

— Qualche volta, non lo nego; ma che

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