< Pagina:Neera - Lydia.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 129 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Lydia.djvu{{padleft:139|3|0]]

La notte era di una dolcezza incantevole, piena di effluvii e di susurri, con delle trasparenze violacee, madreporlate.

— So — disse Lydia mettendo fuori una vocina malinconica, strana in lei — che si parla molto male di me. (Aspettò per un momento una protesta che non venne). Si dice che sono vana, leggera, eccentrica, civetta... e chi sa ancora che cosa.

— Calunnie, naturalmente....

— No, non sono calunnie! — proruppe con impeto.

— E allora?

— Allora....

Capì di essersi cacciata in un ginepraio, e aspettava invano una parola d’aiuto. L’avvocato la guardava coi suoi occhi chiari e freddi, voltando civilmente la testa ogniqualvolta sbuffava le nuvolette del manilla.

— Crodevo — esclamò Lydia improvvisamente — ch’ella mi avesse compresa!

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.