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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Lydia.djvu{{padleft:195|3|0]] il muschio al sasso, l’uccello alle fronde, il ruscello alla sponda, la farfalla al fiore, l’albero alla terra. Essa sola si trovava perduta, scompagnata in quella armonia, non tenendo a nulla, non avendo bisogno di nessuno, nè altri di lei, priva di passato e scettica sull’avvenire.

Non andò molto che Lydia fu ripresa dalla stanchezza, dalla noia, dal vuoto della sua esistenza. Si lasciò trascinare alle regate facendo parlare i giornali delle sue toelette bizzarre, e assistendo a tutti i raut, a tutti i pik-nik della stagione, con una febbre di movimento che era una maschera di quell’altra febbre che la minava. In fondo, ella chiedeva a sè stessa che cosa fosse venuta al mondo a fare.

In ottobre fu presa dalla manìa dell’equitazione. Trovò per un momento gli entusiasmi giovanili, occupandosi della sua amazzone color verde fiorentino, attillatissima, sulla quale lasciò ondeggiare, per bizzarria, la lunga ca-

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