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— Il principe imperiale.
Thèa rise molto, coprendosi la bocca col ventaglio.
— Un principe sicuro.
— Un po’ meno.
— Un duca.
— Neppure.
— Un marchese? Non dirmi di no; m’affliggeresti troppo annunciandomi che questo volto da semidio appartiene a un impiegato delle finanze o ad un banchiere. È conte, almeno?
— È mio cugino Keptsky.
Thèa lasciò cadere queste parole lentamente mordendole quasi.
Una lieve eccitazione, lievissima, come un velo roseo, salì alle guancie di Lydia, intanto che contemplava il ritratto.
— Che bel tipo, non è vero? Oh gli slavi, se li conoscessi!
La baronessa aveva fatta questa esclama-
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