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Oh! la mia classificazione come è giusta — pensava Lydia, cavalcando al suo fianco, sembrandole che l’aria stessa mossa da lui diventasse morbida e tiepida.

E voleva che a sua volta le raccontasse le memorie dell’infanzia; tanti anni passati in un castello della Podolia, senza vedere nessuno, colla compagnia triste di una vecchia governante sempre ubriaca; e poi il collegio freddo, austero, la pedanteria dei maestri, le scappate degli scolari; e poi l’entrata nel mondo, irrompente, da puledro che ha rotto il freno, poi la brillante divisa degli ussari, la vita gaia di Vienna, e quello che non diceva — ma che Lydia indovinava — il meglio.

Come deve essere stato amato — pensava ancora Lydia, guardandolo alla sfuggita. — Una così assoluta bellezza unita a tanta grazia!

Gli domandava qualche cosa, nient’altro che per poterlo guardare negli occhi, per vedere

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