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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Lydia.djvu{{padleft:48|3|0]] fuoco, che avrebbe avuto bisogno di grandi freni; ma la madre non vedeva, nè udiva.

Grassa borghese, romantica e indolente, ella si era adagiata nel benessere della casa aristocratica senza assorbirne i principii. Aveva le vedute corte, la bontà comoda e una mezza virtù a cui non erano mai occorsi serii assalti. Viveva sulla sua poltrona, leggendo romanzi e baciando sua figlia ogni volta che se la trovava a portata; motivo per cui dicevano di lei: Che madre amorosa!


La poltrona, lasciata vuota da donna Clara, allargava appunto le braccia accanto al fuoco, e don Leopoldo vi figgeva sopra gli occhi, meditabondo; senonchè, dietro la poltrona, il magnifico pianoforte a coda, tutto aperto, colla tastiera biancheggiante nell’angolobuio, attrasse la sua attenzione. Si mosse con lentezza e andò a chiuderlo; gli capitava spesso di chiudere il pianoforte, quando Lydia aveva suonato.

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