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— Che piacere! come mi voglio divertire!

Ella batteva le mani, solamente le mani, tenendo il corpo rigido nell’alto busto, equilibrata a stento sui talloncini delle scarpe.

Non era veramente bella, come si immaginava lei di essere e come forse la vedeva l’occhio indulgente di don Leopoldo. Era una figurina piccante, originale; molto piccola di statura, snella, con piedi e mani inverosimili, con una quantità di bellezzine minute che si perdevano nel colpo d’occhio generale. Camminava a passettini, a salterelli; un incedere da bestiolina graziosa, senza dignità, ma con una certa eleganza. La testa, piuttosto stretta sui polsi e allungata nella nuca, aveva un’espressione intelligente e fina; gli occhi erano larghi e ridenti, il nasino camuso, la bocca canzonatrice, il mento fuggente; tutto il resto del volto di una irregolarità armonica, intonata. Aveva le orecchie piccolissime, non forate, che sembravano due

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