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144 il male.

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Tre giorni giacque il bel cadavere, sparse le chiome intorno all’origliere, le mani congiunte sul seno.

Per tre giorni egli non mangiò e non dormì, assorto nella continuità della visione. Ghirlande di gigli e di viole circondavano il letto, profumavano l’aria. Egli scorgeva schiere di serafini che si davano il cambio nel soave incarico di vegliare la diletta; ed ella diventava sempre più risplendente; le palpebre chiuse si aprivano a sguardi rapidi e profondi come di chi è immerso nell’estasi; le errava sulle labbra un divino sorriso.

La dolcezza del delirio era tale che

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