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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Neera - Senio, Galli, 1892.djvu{{padleft:234|3|0]] gli diceva: sei solo; l’ombra gli diceva: devi morire — e null’altro, null’altro!

Cercando istintivamente una preghiera, gli venne in mente una dedica letta sopra il frontone di un chiesa: Amori et dolori sacrum, e con essa un ritornello duro, stridente, la lima acuta d’ogni sua intima sensazione: Amore, dolore. Si erigevano dei templi a questa duplice fatalità!...

Tornava dal cimitero sfiduciato, avvilito, affranto, quando vide Dina che costeggiava il muricciolo del proprio giardino. Senio le andò incontro.

— Il treno parte domattina troppo presto perchè tu abbia a scomodarti per salutarmi. Ti saluto adesso, Dina, cara sorella.

Ella si era fermata sotto il folto di un albero. Non si scorgeva niente del suo volto e quasi nemmeno della persona fluttuante nell’abito scuro; solo una manina appoggiata al tronco dell’albero biancheggiava nel raggio della luna.

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