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braccia, sembrandole di avere nelle carni un piacere nuovo; e dentro, nell’intimo delle fibre, una leggerezza ideale che la trasportava.
Non prese sonno in tutta la notte, ma sognò tra un dormiveglia delizioso, mormorando nomi d’amore. Aveva spiegata la lettera sul guanciale e vi posava sopra la faccia, colla bocca in giù, respirandola.
XIII.
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