< Pagina:Negri - Fatalità, 1895.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
120 Perchè?

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Fatalità, 1895.djvu{{padleft:142|3|0]]

II.


L’altro drizza la fronte imperïosa
Come tronco di quercia a la procella.
Tace — ma tutta in lui leggo l’ascosa
4Poesia de la schiva alma rubella.

Non mi parla d’amor — forse non osa.
Ma l’acuto suo sguardo, ignea facella,
Con secreta carezza e dolorosa
8Mi ripete ch’ei m’ama e che son bella.

Quando langue sui vetri il dì che manca,
Ed ei m’affisa ne la smorta faccia,
11E pensa, e soffre, e non sa dirmi; Io t’amo,

Io chino il volto con ebbrezza stanca;
Ed un desio mi spinge a le sue braccia,
14Come trepido augello al suo richiamo.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.