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226 Deforme

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Quella donna mentiva, io lo sapea;
Ma quando sul suo niveo, statuario
  Petto di marmo parìo
Io reclinava il deformato volto,
  20Il mio cor si struggea!...

Ell’era noncurante ed io geloso,
Ferocemente, ineluttabilmente,
  Del suo crin rilucente,
De la sua bocca e del suo sen velato,
  25Del suo riso festoso!...

M’abbandonò. — Cercò il piacer, l’aurora,
Il maggio e la beltà!... Non l’ho seguita.
  Ma verso la svanita
Sua forma io vile, sfigurato e irriso
  30Tendo le braccia ancora!...

Oh, s’io potessi smantellar le porte
Di questa vita maledetta e lenta!
  Ma il nulla mi spaventa;
La debole e vigliacca anima teme
  35L’al di là della morte.

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