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Vaticinio 245

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Tu, d’abbandono e di dolor nudrito,
Tu, condannato da la sorte rea,
Lo spirto librerai nell’infinito
  36Su l’ali dell’idea.

Tu poeta sarai! Come invadente
Luce d’incendio nel silenzio nero,
Splendida sorgerà ne la tua mente
  40La fiamma del pensiero;

Poichè, se riso di beltà non resta,
Se tutto al suolo le sue spoglie rende,
Sola del Genio la possanza mesta
  44Fra le procelle splende.

Tu poeta sarai — coi gravi incanti
De la bronzea, virile arpa sovrana,
Evocherai le veglie e i lunghi pianti
  48De l’infanzia lontana;

E gli schianti ribelli, e l’impossente
Tua giovinezza, e la miseria atroce,
E la secreta nostalgia struggente
  52De la materna voce:

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