< Pagina:Negri - Fatalità, 1895.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Il canto della zappa 59

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Fatalità, 1895.djvu{{padleft:81|3|0]]

Veglio ed un soffio di desìo m’infiamma
  .... Sogno la nova aurora,
Quando, dritta qual rustico orifiamma
  36Nel sol che l’aure indora,

Serenamente splendida, brandita
  Da un’inspirata plebe.
Sorgerò, bella di vigor, di vita,
  40Da le feconde glebe.

Ma le lame saran pure di sangue,
  E bianchi gli stendardi;
Conculcato morrà de l’odio l’angue
  44Sotto i colpi gagliardi;

E dalla terra satura d’amore,
  Olezzante di rose.
Purificata dal novello ardore
  48De le gare animose,

Fino a l’azzurro ciel tutto un tumulto
  Di rozze voci umane
Salirà come un inno ed un singulto:
  52“Pace!... lavoro!... pane!....„

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.