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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:111|3|0]] gran fronte convessa, la pelle tesa, le braccia legnose, aspre di nodi, e una sottilissima bocca rientrante, serrata, che sola diceva la vita trascorsa in durezza implacabile di fatica, in esercizio implacabile di virtù. Fatica e virtù ch’ella esigeva nei figli e nelle mogli dei figli; senza indulgenza per sè, senza indulgenza per gli altri.
Seguì coi piccoli occhi freddi l’uscir della nuora, stringendo le labbra e tentennando il capo, per sospetto, o per inquietudine, o, semplicemente, per tremilo senile: poi si rimise a mondar legumi, biascicando preghiere.
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Cristiana camminava senza affrettare il passo, a testa alta, con l’innata dignità di portamento che in paese l’aveva fatta soprannominare: “l’Imperatrice„.
Era di corpo scultorio; e bella, se alla bellezza non nuoce la durezza altiera dell’espressione. Il suo grave profilo s’intagliava pallidissimo nell’ombra della sciarpa nera.
Come prevedeva, lungo la strada non in-