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106 il crimine

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:112|3|0]] contrò nessuno. La chiesa era un poco lontana dal canton Prelle dov’ella abitava; e tutti i Prellesi, naturalmente, preferivano andar più tardi alla messa cantata, per aver agio di dormire. Sul viale di Sabbiarossa, fiancheggiato a sinistra dalla collina vitifera, a destra da un filare di acacie fiorite, s’appoggiò ad un tronco, stanchissima, con la bocca livida; il conturbante profumo dei candidi corimbi le faceva mancare il respiro. Pure cercò di vincersi; e continuò, più rapida, il cammino. Presso una cava di marmo fibrosa e spasimosa come una lacerazione in un corpo vivo, le si drizzò davanti l’uomo che aspettava, sbucato dalla capanna dello spaccapietre.

Entrambi strisciarono dietro la casupola, e rimasero addossati alla parete di legno, di fronte al ripido fianco del colle, spaccato dal piccone. Qualchecosa del muto tormento di quei macigni si rifletteva sul viso di Cristiana; ma l’uomo, — un magretto dai piccoli baffi, dal profilo femmineo — se ne stava freddo ed impassibile, come noiato.

— Che vuoi?... Di’, presto. Qualcuno può passare e scorgerci — mormorò lui.

Ella esitò un momento, lottando con la pa-

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