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6 | il posto dei vecchi |
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Già. Una lira e settantacinque centesimi al giorno. Poichè il cavaliere Agliardi era buono; ma, allora, verso il milleottocentosettanta, le paghe femminili non salivano più in là. Se ne accontentava, la coraggiosa, pur d’essere sicura del pane. In quei tempi non si parlava ancora di cooperative operaie, di sindacati e di scioperi. Ed ella riusciva, in letizia, a bastar con quel denaro a se stessa ed ai figli, che, dopo la scuola, le venivan sorvegliati da una vicina. A se stessa?... Oh!... Una ciotola di pane e latte a mezzogiorno, una minestra o una fetta di polenta alla sera.... Soleva dire ridendo: “Chi predica che questo non è sufficiente per vivere, mente per la gola: il resto è buono per l’asma e per la gotta„.
Feliciana era magnificamente ottimista. Sul balcone della sua unica stanza fioriva un geranio scarlatto, ch’ella inaffiava alle cinque del mattino, prima di partire per l’opificio, e salutava la sera con dolci e gaie parole, quasi fosse la sua terza creatura. La domenica, a passeggio coi due monellucci pei magri campi polverosi fuori porta, cantava con voce fresca la canzonetta di moda, e da tutti i pori del corpo e dell’anima respirava la gioia