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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:130|3|0]] Taci, Bertoldo, e mangia la tua polenta. Tanto, chiaccherare non serve....

La suocera, avvertita della disgrazia fin dal mattino, non aveva voluto scendere alla valle. Rigida, diritta, colle mani scosse da un tremito, aveva balbettato: — Le sta bene. Dio le perdoni!... Mandatele un prete, che non muoia senza sacramenti. — E s’era chiusa nella cucina, a sgranare il rosario sulla pietra del focolare spento.

Il tempo passò, la luna sorse. Con la Cappio e con Mina, due altre donne, Romualda che era senza figlioli e Barbarella che non aveva nessuno, eran rimaste intorno all’inferma. Più nulla ormai era vivo di lei, se non la forma e un palpito impercettibile. Le vene s’eran vuotate del loro sangue violento: tutto si purificava nella dolcezza della morte vicina.

Quando Secondina s’accorse che le mani di Cristiana, tastanti a caso sulla coperta, eran divenute immobili, e anche l’ultimo lievissimo respiro era cessato, le chiuse piamente gli occhi, le mise un crocifisso sul petto e andò a spalancare la porta.

E la colpì una sensazione strana. Nella chiara notte, muraglie, montagne e cielo guarda-

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