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136 l’incontro

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:142|3|0]] sofferenza, nè punto d’appoggio. La sua piccola persona dalle spalle leggermente asimmetriche, il suo visino scarno dagli occhi allucinati le balenavano a tratti dinanzi, dagli specchi delle vetrine; e allora si sentiva pervasa da un fuggevole brivido, da un improvviso terrore.

Era dunque Maria Chiara?... O non piuttosto un’altra, un essere staccato da tutto, lontano da tutto, indifferente a tutto?...

Lei, forse, sarebbe tornata indietro, avrebbe ripreso a testa bassa la strada mille volte percorsa, e così nota, che le erano ormai familiari le venature d’ogni pietra. L’altra, no. Fuggiva, fuggiva dal controllo dispotico delle consuetudini, dei doveri. Avrebbe potuto fuggir da se stessa?...

S’era lasciata alle spalle la piazza del Duomo: rasentando senza guardarlo il possente fianco del tempio, aveva infilato il Corso, tra una fiumana di gente e un accecante barbaglio di lumi elettrici.

Lo smarrimento della demenza ingrandiva i suoi occhi fissi. Non le pareva più di camminare. Senza avvedersene aveva rallentato il passo. Ma i suoi piedi le appartenevano an-

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