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138 | l’incontro |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:144|3|0]] giovanissima mammina dall’aria di bimba, che l’incrociava a destra, tenendo per mano un amore di fanciullo tutto riccioli, trine e sorrisi.
Del resto — e molte volte l’idea liberatrice era venuta a consolarla, nelle ore di buio fitto — del resto bastava un tuffo nell’ombra, un volontario disparire: ed ella avrebbe, dopo, potuto rinascere in bellezza, forza, felicità.
La morte?... La morte non esiste. Non è che una parola. Nulla va distrutto. Si scompare, ci si trasforma, si rivive, diversi. In qual libro aveva letto questo?... Era stanca di soffrire della sua spalla sporgente, del suo viso di topino spaurito, de’ suoi genitori sudici ed avidi, del suo ufficio saturo d’odor d’inchiostro e di ceralacca, del vuoto in cui l’anima le boccheggiava d’asfissia.
Avesse almeno un ricordo d’amore, fosse pur lontano, lieve, illusorio, per custodire il quale le sembrasse necessario sentir battere il proprio cuore!... Ma chi s’era mai accorto ch’ella fosse una donna?...
Vagò ancora qua e là, per un tempo indefinito. Un tram, un’automobile avrebbero potuto passarle sul corpo, senza che si scan-