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Un rimorso 167

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:173|3|0]] il fatto che, non per avere avuto un amante, ma per essere divenuta madre, io sono una ladra. Ma volevo io, forse, avere un figlio?...„

Quest’ultima frase, quantunque a voce sorda, fu quasi singhiozzata; e cinque dita contrattili attanagliarono il mio polso, penetrando nella carne.

Nell’ombra lievemente rotta dai lontani riflessi delle lampade elettriche, il piccolo volto perdeva ogni morbidezza di contorno per non conservar che la linea essenziale, una linea di dolore disperato.

“— Molte volte ho pensato di confessar tutto a mio marito, e poi di andarmene col bambino. Ma non ne ho mai avuto il coraggio. Enrico è così buono, così lontano da ogni dubbio, così pieno di tranquilla fiducia!... Torna a casa, stanco, dall’ufficio o dalla Borsa: la sua gioia, il suo riposo siamo noi. Non parla più di circolo nè di sport, ora che c’è il piccino. Guai se Baby non gli corre incontro quando rientra!... Confessare sarebbe ucciderlo moralmente, e scardinar la famiglia. E poi, io gli voglio bene. Gli ho sempre voluto bene, anche quando lo stordimento della passeggera passione m’invase come la

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