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Gelosia | 181 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:187|3|0]] un suo perverso istinto, per sadismo, per sentirmi dibattere, innocente, sotto il sospetto ingiusto. Adesso, davanti a me più forte di lui, e forte soltanto perchè avevo realmente commessa una mala azione, pativa tutte le pene del mondo; e batteva i denti, stravolto. — Di’ che non è vero!... Di’ che non è vero!... —
“Non potevo dirlo, io, che non era vero. Nessuno avrebbe potuto trattenere sulla mia bocca la verità. Sgorgava dalle labbra frenetiche, come una fontana di sangue. E con essa il rimpianto della vita che avrebbe potuto essere così bella, dell’anima che avrebbe potuto conservarsi così pura, di tutto ciò che di sacro era stato brancicato, sporcato, calpestato. A stremo di forze mi afflosciai sul tappeto — e non seppi più nulla. Un mese di poi, ritrovando la ragione dopo una febbre cerebrale che mi aveva condotta quasi alla tomba, scorsi, co’ miei poveri occhi appannati, il volto di Paolo chino sopra di me. Come mutato mi pareva!... Smunto, ansioso, trasfigurato dalla pietà, infinitamente più dolce. Io non riuscivo ancora a connettere le idee: ero simile ad una bolla d’acqua a fior d’uno stagno profondo. La ragione psichica del male,