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182 | confessioni |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:188|3|0]] però, restava, viveva nel sub-cosciente. Quando mi fu possibile parlare, mormorai in un soffio, volgendo un poco verso l’uomo immobile la testa che mi doleva: — Perdono. —
“Lo chiedevo, o lo concedevo?... Non so. Certamente passò in lui, come in me, la sensazione ingannevole ma soavissima che una vita nuova potesse ricominciar per noi.„
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— E.... ricominciò?... — osai domandare, qualche minuto dopo, alla mia compagna, che s’era rinchiusa in un pesante silenzio.
— Oh!... che dite?... nulla ricomincia. Ci si illude, ecco. In qualche modo bisogna ben vivere quando non si ha il coraggio di morire. Così, anche noi abbiamo raccolto i cocci rotti, e ci siamo ingegnati di riappiccicarli insieme con.... la reciproca pietà. Ma non eravamo abbastanza virtuosi, nè abbastanza immemori. Calmi ed uniti in apparenza, a somiglianza dell’altre centomila coppie che sfregano spalla contro spalla fino ad averne le carni piagate, abbiamo condotto al doppio guinzaglio l’esistenza, finchè sopravvenne la