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L’ASSOLUTO.

Ci eravamo raccolte nel salottino terreno della piccola Pension, tipicamente svizzero nelle rivestiture di legno laccato salenti fino al soffitto e nella panciuta stufa di maiolica bianca, fregiata d’istorielle turchine. Tavolini bassi, tozzi, negli angoli, eran carichi di giornali e di riviste illustrate. La finestra, velata da leggerissime tende di tulle, lasciava scorgere la piazzetta del Conservatorio, sassosa e nuda, il fianco grigio d’una scuoletta di bambini, e il campanile aguzzo d’una chiesa protestante.

Calava il tramonto, con nebbia e pioviggina. Cyna Ward, la viaggiatrice senza requie, che aveva veduto tutti i paesi del mondo e ch’io chiamavo per vezzo Madonna Aasvera, cer-

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