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L’assoluto | 187 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:193|3|0]] dovunque, dinanzi al fascino d’una storia di amore.
Ed ella cominciò, lentamente:
“— Sono stata felice perchè mio marito mi amava ed io lo amavo. Sono ora, forse, la più infelice donna che esista, perchè l’ho perduto.
“Quando c’incontrammo la prima volta, io stavo per compiere i venti anni, egli i trenta. Non udii bene il suo nome: non udì bene il mio. Rimanemmo estatici, l’uno in faccia all’altra. La folla che splendeva rideva volteggiava in quell’immenso salone da ballo parve sparire ad un tratto, per non lasciar vivi che noi due. E fu finita. Egli non potè più pensare che a me, io non potei più pensare che a lui. Dovettero sposarci in fretta, perchè in verità diventavamo pazzi. E un poco pazza io fui sempre, anche dopo, per la gioia d’essergli unita. È ridicolo, non è vero?...„
Ah, no. — I larghi occhi azzurri di Teodora Polas, dilatati fino ad inghiottire nelle orbite tutto l’intento viso, dicevan forte, essi, che non era ridicolo. Madonna Aasvera, la terribile bimba nomade di cinquant’anni,