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Storia di una taciturna 209

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:215|3|0]] boriosa, nè brutta nè bella, nè alta nè bassa, nè grassa nè magra. Anima chiusa; ma non si pensava ad aprirle la porta. Figura comune; ma i lunghi capelli castagni sarebbero parsi folti, se pettinati meglio; e gli occhi grigi sarebbero parsi grandi, se ella avesse osato fissar la gente in volto. Ma il padre la trattava come la serva numero due: quella numero uno era — s’intende — la moglie: della fantesca, che veniva ad ore pei bassi servizi, aveva maggior rispetto. La pagava, costei: le altre due gli appartenevano, diamine!... e portavano il suo nome.

Egli soleva dire agli amici, con un sogghigno che voleva essere mefistofelico:

— In casa si deve essere obbediti. Non bisogna, quindi, metter romanzi in mano alla moglie, nè dare troppa istruzione alle proprie figliuole.... Le donne devono servire. Devono dipendere da noi, in ogni atto e fino all’ultimo centesimo. Fuor di ciò non può esistere ordine.

Il segaligno e fegatoso omuncolo non acconsentì, naturalmente, alle nozze della figlia, se non quando fu ben certo di metterla fra le mani d’un genero fatto, — salvo l’età e la florida persona — a sua immagine e somi-

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