Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 | il posto dei vecchi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:24|3|0]] sistenza sono esauste, e i figli si son già messi in cammino.
Trangugiò in silenzio il tossico della nuova umiliazione: chiese ella stessa, più tardi, il favore d’essere ricondotta alla casa di Francesco. E rivide la grande città manifatturiera, e risalì, sorretta dai due figliuoli ormai canuti alle tempie, le ripide scale troppo pesanti al suo fiato; e tornò a rifarsi il lettuccio nell’angolo della stretta cucina dal puzzo d’acquaio. Gli occhi gelidi di Teresella le dissero senza reticenze quanto la sua misera persona quasi distrutta le fosse di peso.
Le cognate, che si odiavano, se l’eran scaricata a vicenda sulle spalle: gli uomini, deboli, nel dominio della moglie, tacevano e tolleravano; ed ella non viveva e non moriva.
La lotta per lo spazio e per il pane tendeva il nerbo d’ogni discorso, d’ogni gesto, in quell’angusto appartamento senza sole. Giornali socialisti, dal titolo e dai caratteri di fiamma, vi entravano, fra le mani dei robusti adolescenti e dei loro compagni di laboratorio e di lega. La sera, intorno alla tavola, sotto il giallo becco del gas, per bocca loro, con frasi balzanti e frementi, si ricomponeva la