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l’appuntamento 239

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:245|3|0]] rarsi in tutte le guise la festa che l’aspettava: “E come sarà?... e quanto durerà?... e la reginetta avrà veramente una veste color di luna?... e il principe porterà veramente un elmo d’oro?...„

....Quel lunedì, a farlo apposta, piovve.

Piovve a scroscio, da mattina a notte, senza interruzione, come se il cielo si fosse spaccato per l’eternità.

Acqua a ondate dalle nubi, a zampilli dalle grondaie, a rigagnoli, a pozzanghere lungo le vie. Il febbraietto “corto e maledetto„ si accomiatava in quel modo, con un diluviale vomito d’acqua che ingiuriava uomini e cose.

La pioggia tamburellava, accanita, contro i vetri delle finestre: balzava sui selciati in bolle e spruzzi, dava agli asfalti lucentissime e gelide trasparenze di specchi, sgocciolava dalle stecche della moltitudine di ombrelli ingombrante piazze e strade, flagellava il mondo, affogava la luce.

L’implacabile ostilità dell’elemento parve per un minuto respingere nel buio del portone la donnina imbacuccata in un mantello color di ardesia, trepidante nell’atto di aprire il parapioggia.

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