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240 | l’appuntamento |
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Ma non fu che un minuto. Sotto l’acquazzone che rinvestiva, navigando fra le pozzanghere (senza soprascarpe di gomma per non guastar l’estetica degli stivaletti di falso cuoio a tacco altissimo), a piedi perchè il borsellino tenuto assai magro dalla parsimonia del marito non le permetteva il lusso d’una carrozza, e i tram sovraccarichi di gente le fuggivan davanti senza badare ai suoi richiami, — Gianna Morgagni detta Gégé mosse verso il suo primo appuntamento d’amore.
D’amore?... Ignorava, a dir vero, come fosse l’amore. Per questo voleva conoscerlo. Diceva a se stessa: O oggi o mai più. — L’avevano sposata, a diciott’anni, con un brav’uomo che pareva un ramo secco da gettar nel fuoco. Bellina, ma senza dote, senz’arte: ringraziasse Dio d’aver pescato un marito!...
Ma l’ometto aveva il flato pesante, il discorso pesante, e — qualche volta, quando i ragazzi in iscuola gli avevan graffiato i nervi a sangue — la mano pesante. Gli mancavano quattro incisivi, gli si brizzolavano già i capelli duri e dritti come setole, e durava ore ed ore su fasci di compiti da correggere, dai quali si alzava inebetito, con macchie giallo-