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l’appuntamento 243

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:249|3|0]] rotta, e che dà la nausea e le vertigini. Fra un bracalone dalla bocca fetente di vino e una vecchia in cernecchi che portava in braccio un bambino moccioso, credette, ad un certo punto, premuta, soffocata, di mancare, di cadere.

L’istinto, più che la volontà, la sorresse. In corso Ticinese le colonne di San Lorenzo le apparvero attraverso il velo d’acqua: suonò, scese, fu in un balzo sul marciapiede, senza nemmeno trovar la forza di riaprir l’ombrello per difendersi dalla furia del maltempo.

E le giunse strana, quasi sconosciuta, la voce dell’uomo che, dal vano della porta d’un piccolo caffè, le era corso incontro; e l’uomo non le parve più quello.

— Laggiù c’è una vettura. Vieni.

Si sentì presa per un braccio, issata in una carrozza. Ma nella chiusa scatola di legno e cuoio umido tornò ad offender la malata sensibilità de’ suoi nervi quell’odore muffoso, insidioso, pesante, che già in tram le aveva dato il capogiro.

Il bel signore che le sedeva accanto e le cingeva la vita — il suo amante — l’accarezzava, tuttavia, con mani che sapevan di la-

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