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il denaro 279

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:285|3|0]] chiodo rugginoso che le aveva quasi squarciato il palmo) — la donna disse a Veronetta:

— Figlia santa, bisognerebbe che a guadagnar qualche lira ci pensassi ormai anche tu. Perchè non cerchi qualche lezione?... Siamo in tempo di vacanze. Vi sarà pure qualche ragazza che dovrà ridar gli esami, e vorrà esser preparata, sai, spendendo poco.

— Cercherò, mamma.

Cercò, trovò. Trovò la figlia d’una fruttivendola di via Roma, piccola, paffuta, congestionata, stupida: resa ancor più stupida dall’incaponimento di sua madre a volerne fare una maestra, una maestra, nient’altro che una maestra; e che da due anni s’affannava inutilmente per farsi ammettere al terzo corso complementare.

Combinarono per trenta lezioni, a mezzo franco l’una. Ma Veronetta, che nella fantasia sapeva trasmutar per incanto roseti o rovi in creature da dramma, non era che un povero essere spaurito davanti alle frazioni, navigava male fra gli scogli della geometria, e, pronunciando: sud-sud-est, o nord-nord-ovest, pensava involontariamente a grandi uccelli rosei, sperduti fra immensità di cieli e di mari.

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