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il denaro 309

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:315|3|0]] di sangue sulla mano sinistra, Paolo Màspero indietreggiò verso la porta. Era cieco d’ira, di quell’ira sensuale che rende folli gli uomini pletorici.

Bofonchiò:

— Frena la lingua, bambina. Te ne potresti pentire. Bella superbia, scribacchiare sciocche fantasie che non ti procurati neanche da mangiare!... Portali dunque ad un editore, i tuoi preziosi fogli, che te li paghi e te li pubblichi. O intendi scrivere pe’ tuoi begli occhi?... farai poca strada se sei di razza così selvaggia: te lo dice Màspero, bambina.

— Non me ne importa niente. Se ne vada.

Nella penombra crepuscolare, carica di forze magnetiche vibranti e cozzanti, gli occhi senza palpebre non cessarono di rimaner fissi, puntati verso l’uomo come coltelli, fino a quando egli non ebbe varcata la soglia. Il passo risuonò pesantemente lungo le scale. Allora soltanto le palpebre si riabbassarono, il corpo si abbiosciò, in un fascio, sul pavimento. Singulti ed urli spasmodici lo scrollarono, lo sollevarono, lo appiattirono, parvero romperlo a pezzi, frantumarlo. Poscia cessarono di schianto. Fu notte, e fu silenzio.

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