< Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
316 il denaro

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:322|3|0]] stata preziosa per l’indirizzo della vita, per la serietà degli studi ai quali egli l’aveva sottoposta. La libertà senza limiti di cui, giornalista e romanziera, godeva, le aveva aperta la strada a esperienze importantissime per arricchire il suo tesoro di osservazioni. La fama le era stata frusta che riga le spalle di rosso e incita alla corsa, non falsa illuminazione di palcoscenico, che dà ai belletti ed alle biacche apparenza di carni vive.

I suoi romanzi possedevano il calore e il movimento naturale dei muscoli nel corpo, del sangue nelle vene, delle linfe nella terra.

Maneggiava e riplasmava la materia vitale con una schietta brutalità che molti chiamavan maschia; e che rispondeva invece perfettamente al sano vigore della sua natura femminile.

Era appunto quella nuda e nerboruta umanità che la rendeva più d’ogni altro bersaglio alle aggressioni della pseudo-critica, all’odio-amore di tanti, al complicato sadismo intellettuale che le sputava addosso, pure riconoscendola.

Ed ella aveva adottata, per sfida, una superba divisa: “Senza nemici scema il coraggio„.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.